L’ETERNITA’

Arrivati alla mia età ( non più tenera, ma nemmeno troppo matura) la vita ci ha già insegnato che niente è eterno, che tutto ha una durata, una data di scadenza, una fine, solo ciò che costruiamo, pezzo per pezzo, con perizia e intento di durata può sopravvivere a noi stessi, tramutandosi solo nell’utilizzo, rimanendo uguali nella forma ma etichettati “reperti storici”. Che cos’è l’eternità? Si misura? Beh, se tutto ha una fine anche l’eternità, prima o poi, arriverà al punto finale, solo che il suo percorso non è lineare, gira lungamente intorno a se stessa così da trovarsi sempre a finire la sua corsa nel punto di partenza, come diceva Nietzsche, è un’eterna ripetizione dello stesso attimo. Metafisicamente il concetto funziona, peccato che, nella realtà, si frantumi scontrandosi con la morte, questa non la possiamo evitare e nemmeno far coincidere con il giorno di nascita, a meno che non si creda alla reincarnazione, ma anche in questo caso, si rinasce ma diversi da ciò che si era.
Oggi, 31 agosto, per me è la giornata dell’eternità. Oggi, 31 agosto, mio padre avrebbe compiuto 91 anni. Mio padre era una persona libera e folle, non conosceva la paura, la vergogna, la responsabilità, la fedeltà, ha sempre voluto vivere sfidando la vita, ci riusciva anche bene, tanto da avermi convinta fin da piccola che lui sarebbe sopravvissuto a un’eventuale fine del mondo.
Non ho mai visto mio padre arrabbiato, serio o preoccupato, si svegliava sempre di buon umore, cantava mentre si faceva la barba e io lo guardavo tutte le volte, incantata dalla velocità dei gesti, inebriata dal profumo che si gettava in faccia alla fine del tutto. Era un uomo piccolo, ma muscoloso, con gambe storte dal troppo calcio, sempre elegante, impeccabile, si vestiva guardandosi allo specchio per esclamare, alla fine, “ma che bell’uomo!”. Usciva di casa sempre canticchiando, ogni tanto spariva ma nessuno se ne preoccupava, lui tornava sempre, canticchiando come quando era uscito, come se il tempo non fosse passato nel frattempo…eternità? Da piccola, quando sentivo che apriva la porta di ingresso, mi precipitavo sul pianerottolo della seconda rampa di scale, lui si fermava sul primo, con le spalle davanti a una lunga vetrata, e, tenendo le braccia aperte verso di me mi chiedeva: “Oggi quante ne hai combinate?” Io facevo un breve riassunto delle mie malefatte e delle relative punizioni per poi gettarmi tra le sue braccia, tuffandomi dal primo gradino, come una sorta di trampolino, lui riusciva sempre a prendermi al volo, non sono mai caduta, non ha mai sbagliato la presa nè io la mira, adoravo quel momento e, quando lui faceva tardi, o non tornava, io passavo ore ad aspettarlo sul pianerottolo. Ero la figlia coraggiosa, quella che si buttava nei pericoli come lui e lui si divertiva a vedere fino a che punto arrivasse il mio coraggio, che fosse il buttarmi in un mare talmente mosso da divieto di balneazione, di portarmi a sciare cominciando dalla pista nera, mettendomi sulle sue spalle per tuffarci insieme dal trampolino più alto, io reggevo, amavo la sensazione di pizzicore adrenalinico nel mio corpo. A mio padre piaceva circondarsi di bellezza, amava godere dei piaceri della vita, non si è mai fatto mancare niente, non aspettava un evento particolare per aprire una bottiglia di vino pregiato da collezione, ne aveva voglia in quel momento? Allora si apre, cosa c’è da aspettare? Spesso l’attesa diventa infinita, eterna anch’essa, bloccando il fare si rischia di rimanere vuoti.
Si cresce, sono cresciuta, cambiata, diventata meno coraggiosa o più assennata, lui no, continuava a sfidare la vita tanto che, ogni anno, festeggiava il suo compleanno in maniera “grandiosa”, organizzando concerti, feste, cene, il tutto contornato da una folla di invitati, lui era il “one man show” della serata, della sua vita, della mia vita. Ogni anno il 31 agosto era il giorno della sua autocelebrazione, ogni anno doveva superare lo stupore dell’anno precedente, sempre oltrepassare un limite per dimostrare che, lui, non aveva limiti, era infinito, la sua energia era infinita, la sua voglia di fare qualcosa di nuovo era infinita…
Poi un giorno la vita l’ha fermato, paralizzandolo in un letto e lui l’ha sfidata andandosene via prima che diventasse una vita inutile, ha avuto fretta di andare, come quando spariva, forse per sbugiardare le previsioni mediche perchè il medico era lui. Mi ricordo quel giorno, il primo giorno di estate, la sua mano nella mia, i suoi occhi nei miei, perchè sono i suoi, i suoi occhi sono la sua eredità, e, con voce affaticata da un respiro corto mi ha chiesto scusa, solo io posso capire il significato di quelle scuse, mi hanno fatto bene, hanno aiutato il distacco che è stato più che doloroso.
Mio padre non è riuscito a invecchiare, l’eternità non invecchia, lui non poteva invecchiare e io non riesco a immaginarmelo vecchio, come sarebbe stato ora? Quando lo cerco nella mia mente appare sempre davanti allo specchio, appena sbarbato, che si cosparge di profumo, canticchiando, felice, con in mente mille cose da provare, noncurante di me che lo osservo, che mi ubriaco del suo profumo, che ne seguo la scia, e ancora lo sento quel profumo, il suo preferito negli ultimi anni: Eternity.
Molto commovente quello che hai scritto ….. e sono convinto che un giorno ritroverai tuo padre lassù in cielo, perché i corpi muoiono ma le anime sono eterne. 🙂
Un saluto
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Che simpatica descrizione di un uomo ovviamente simpatico!
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