La libertà in mano

Il gesso è tolto. Pensavo di stare subito bene, io penso sempre l’impossibile, ma ho passato una settimana in cui mi sono trovata a rimpiangere il mio scomodo guscio, quindi tanto bene non sono stata, il chirurgo ha comunque detto che, nonostante la mia non immobilità, l’intervento è riuscito bene, che devo fare riabilitazione, che sono stata una delle sue pazienti peggiori ( ha specificato che peggio di me c’è stato solo un signore che, con la mano ingessata, andava comunque a raccogliere le patate…) e che dovrei stare ancora un po’ a riposo o, perlomeno, non devo esagerare con gli sforzi perché altri trapianti di tendine su di me si rifiuta di farne. Se penso che il mio ex marito, tra le mie innumerevoli pecche che, a detta sua, lo avrebbero spinto tra le braccia di un’altra, la più intollerabile è stata la mia indolenza… Già, “Sei una donna indolente” è la frase che ancora oggi mi rimbomba nella testa e che mi ha fatto più male dell’accusa riguardante la mia iper presenza fisica, perché, se sono pienamente consapevole di non essere bella e di essere pure cicciona ( in breve: una brutta cicciona), quindi non mi offendo per cose oggettivamente vere, l’indolenza non mi appartiene, un po’ pigra forse, ma indolente proprio no e se lo ha pensato (tutt’ora ne è convinto) vuol dire che trent’anni non sono serviti, né bastati, per conoscermi. Questione di punti di vista o è proprio la vista che manca?
Comunque, rimaniamo sull’evento della settimana: la mia mano libera. Se con il gesso tanto ferma non sono stata, senza, appena il dolore è calato, ho cercato di recuperare il tempo perduto e, finalmente, due giorni fa ho ripreso in mano il volante! Ero fermamente convinta che l’auto fosse il mio biglietto per la libertà, ero stufa di dover dipendere da qualcuno per gli spostamenti, per uscire anche solo senza un’incombenza, la mia indipendenza mi era mancata troppo, ma, ahimè, era mancata anche alle figlie che, una volta ripreso a guidare, hanno ricominciato a usarmi come taxi, caso strano i loro impegni si sono moltiplicati, la loro fame è aumentata e i loro bisogni amplificati. Così, in due giorni, ho fatto i chilometri risparmiati in più di un mese, ho girato supermercati, ho parlato ( a capo chino) con gli insegnanti della quindicenne, ho cercato di rimediare ai disastri del cucciolo, in e fuori casa, e ho rimpianto le mie giornate tediose. La libertà è questa? Ieri avevo un invito per un caffè con un’amica e, non potendo lasciare il cucciolo in giardino per interventi di potature, non potendo lasciarlo nemmeno dentro casa per evitare disastri, ho deciso di portarlo con me. Il cucciolo è ormai un cane di quasi 25 chili, ma ancora cucciolo nel comportamento e nell’esperienza di vita sociale, quindi, dopo aver sbavato sulla mia spalla per tutto il breve tragitto in auto, si è presentato al bar prima di me, io ero quella che veniva da lui trascinata tramite guinzaglio, e si è fiondato verso il bancone appoggiandoci le zampe anteriori come se dovesse ordinare qualcosa in tutta fretta. Riportato all’ordine e al decoro, fatto accarezzare dagli altri avventori, rifocillato dalla barista con una fetta di prosciutto, mi sono seduta a uno dei tavolini esterni per godermi il caffè e la compagnia dell’amica; lui, il piccolo mostro, sembrava un cane addestrato, se ne stava seduto composto accanto a me con il guinzaglio che penzolava dalla mia mano e che io tenevo come un bracciale ornamentale. A un certo punto un passerotto si è azzardato ad atterrare davanti a lui e, raccattata la microbriciola, causa del suo impavido atterraggio, è decollato velocemente, e, sempre con la stessa velocità, è decollato anche il cucciolo portando con se la mia mano inguinzagliata. Lo so, sono veramente poco furba, perché ho lasciato che il guinzaglio venisse tenuto dalla mano appena sgusciata dal gesso e non ancora funzionante? Ho cercato di trattenere l’urlo di dolore e sono riuscita a rimetterlo in posizione “a cuccia” per almeno 30 secondi, il tempo necessario perché si accorgesse di uno scooter che passava troppo lentamente, quindi facilmente raggiungibile, ma io ero pronta stavolta, lo strattone c’è stato ma meno violento, peccato che la mia mancanza di furbizia non mi abbia fatto cambiare la mano che tratteneva il guinzaglio…sono pessima! Finito il tempo a disposizione per la mia libertà, ho rimesso il cucciolo in macchina e sono ripartita verso casa, con la solita bava colante sulla mia spalla. Mentre stavo parcheggiando ho sentito un rumore di conati provenire da dietro e, senza nemmeno spegnere l’auto, mi sono precipitata fuori, ho aperto lo sportello scaraventando con tutte le mie forze la bestia fuori, visto che era un po’ restia a continuare i suoi conati all’aperto, ed ecco che il cucciolo fa uscire dalle sue fauci, proprio nel mezzo della strada, un cumulo di roba ancora identificabile. Ho portato il cane in casa, sono riuscita fuori armata di sacchetto e rotolo di carta per pulire lo scempio e mi sono accorta che questo cane me le fa proprio sotto il naso e io non me ne accorgo, come le mie figlie, come se avesse imparato da loro il comportamento corretto da avere con me, cioè, mi faccio fregare anche da un cane? In quel cumulo ho trovato pezzetti di legno che, se ricomposti, potevano ritornare a essere il mestolo di cucina, degli gnocchi interi (il problema è che non abbiamo mangiato gnocchi in questa settimana), un pezzo di cerniera della sua cuccia, brandelli di lapis colorato e glitterato che la quindicenne pensava di aver lasciato a scuola, pezzi di carta, pezzi di carta forno, pezzi di carta stagnola, pezzi di carta di ogni colore, utilizzo e provenienza, eppure faccio la raccolta differenziata, da dove attinge ( o dove intinge?) il suo muso vorace?
Morale della favola: non è guidare che mi rende libera, non è riuscire a fare tutto da sola che mi rende indipendente, io sono la peggior nemica della mia libertà e della mia indipendenza, è proprio il caso di dire che non ho polso ( o è indolenza?) anche perché, in più, da ieri la mano è nettamente peggiorata, mi fa davvero tanto male, e il dolore si irradia per tutto il braccio, è gonfia a tal punto da poter essere scambiata per un cotechino…oddio, spero che il cucciolo non se ne accorga!
Mi è piaciuto molto, però non esagerare se no poi diventa veropanico.
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Ok, seguirò il consiglio 😉
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Scusa se giudico ed espongo riflessioni fuori luogo ma…
“Sei una donna indolente, quindi vado tra le braccia di un’altra” suona più come una scusa per giustificare il proprio comportamento, che una vera e propria causa di rottura.
La pigrizia (ammesso ci fosse) è frutto della monotonia di una vita senza emozioni.
…E a che serve un partner se non ci dona emozioni?
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Non sono riflessioni fuori luogo, le ho avute anche io, sono scudi, paraventi per convincersi di fare qualcosa senza assumersi le responsabilità. Se mentre fai le scale manchi uno scalino e cadi, ti senti meglio a pensare che quello scalino sicuramente è stato messo male? Io no, ma alcuni uomini si alleggeriscono la coscienza così…
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